Il futuro ha un cuore antico MEDICINA TRA ARTE, SCIENZA E UMANITÀ
Oggi la medicina è caratterizzata da uno sbilanciamento della componente tecnologica ed economico-finanziaria (per non dire ragionieristica) rispetto alla componente antropologica dell’ “arte lunga”, ricordando la bella definizione della medicina da parte di Ippocrate. Il distacco tra tecnologia e umanesimo rischia di produrre un’umanità che invece di governare le macchine, è dominata da queste. Generazioni di gente abilissima nel compiere ogni virtuosismo tecnico e ignara dell’uomo, di tutto ciò che è spirituale e dell’universo sociale. La storiografia della medicina, come la storiografia della scienza in generale, non si riduce a una contemplazione soddisfatta o nostalgica del passato. Non è una stantia, logora e polverosa zimarra concettuale. Nella storia della biomedicina l’evoluzione non è una marcia lineare, ma un percorso a ostacoli, perché procede tra passi falsi, vicoli ciechi, incidenti di percorso, cercando di superare via via i tanti impedimenti del suo accidentato divenire. In estrema sintesi la storia della medicina permette di introiettare l’evoluzione, le conquiste, il travaglio, le sconfitte e le riprese della professione di medico-chirurgo. Occorre ricomporre i saperi e ricondurre il malato da numero a individuo, con una maggiore percezione dei bisogni dei pazienti. Proprio lo studio delle scienze umane, anzi, dovrebbe perseguire, come una delle sue finalità prioritarie l’acquisizione di categorie e chiavi di lettura che consentano di inscrivere lo studio della medicina in un contesto più ampio. È necessario un ritorno all’empatia, all’ascolto, al medicus amicus di Seneca. La medicina, infatti, è una scienza del tutto particolare: una singolarità. È l’unica scienza che ha per oggetto un soggetto, cioè l’Uomo – una totalità unificata – nella sua interezza religiosa, ideale, culturale, filosofica, familiare, economico-sociale. Non una professione fondata solo su numeri, tabelle, formule, logaritmi, grafiche. Gli uomini non sono solo ammasso di molecole. Ricordiamo il profondo e sapiente ammonimento di Jacques Maritain, capace di rappresentare la bussola perenne dell’arte medica nel rapporto con il paziente, debole, sofferente, indifeso. L’uomo – affermava il filosofo – non è soltanto un mezzo, ma è ben più un fine. Vi sono cose che sono dovute all’uomo per il fatto stesso che è uomo.